Tutta la terra intorno ebbe a cercare, Come se vede nel suo libro aperto.» Nemmeno Michelangelo da Volterra, né l’autore della Schiatta dei Reali di Francia, conoscono questo libro.
(674) [4] Basti rinviare a quel che si disse per Alcina, p. 182-83.
(675) [5] V. CATULLO, Epith., v. 252; OVIDIO, Ars am., I, 537.
(676) [1] V. pag. 113.
(677) [1] L. c.: «Non cognoscon l’un l’altro e insieme vano, Né sapria dir alcun quel che lui sia, Né s’egli è saracino, o cristïano». Alle differenze non fa punto attenzione il Nisiely, il quale dice colla sua solita disinvoltura: «Anche il Palagio di Atlante, ove niuno riconosceva il compagno, ed era come in un mondo nuovo, è il giardino di Dragontina co’ medesimi rigiri appo il Boiardo lib. I, c. 9, 10.»
(678) [2] V. per es. Morg., II, 25.
(679) [3] Cfr. Fur., XII, 15.
(680) [1] V. p. 158.
(681) Masnada.
(682) [2] LÖSETH, p. 447. - Cfr. anche PARIS, Rom. de la T. R., IV, 60.
(683) [3] Cfr. Fur. XI, 16.
(684) [4] Cfr. Fur., XII, 4.
(685) [1] Un fatto analogo, in cui peraltro non c’è abbaglio di sorta, Inn., I, XV, 18; 31.
(686) [2] PANIZZI.
(687) [3] Nell’Ariosto - non ci vuol molto ad accorgersene - c’è ben altra finezza d’arte che nel Boiardo. Lo svolgimento della scena e il dialogo sono veramente degni di un ottimo poeta drammatico, qual era Lodovico. Se ho qualcosa a ridire, è soltanto sul carattere di Ferraù (V. pag. 59). Ma il difetto prende apparenza di virtù, per chi consideri l’episodio staccato, senza aver riguardo a tutto il poema.
(688) [4] Cfr. Fur., XII, 47: Inn., I, I, 91. - Fur., st.
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