E «puer» Partenopeo è già stato detto nel v. 744; e il vocabolo ritornerà ancora nei v. 855 e 877. Vuol poi osservarsi col Valvasone (Furioso del Valvassori, p. 210), che Stazio ha contribuito alla similitudine della st. 151 coi versi 670-74 del l. VII.
(799) [7] DOLCE, ecc. - Fur., XVIII, 153: Aen., IX 435-37. Virgilio alla sua volta aveva imitato Catullo, XI, 22, e Omero, Il., VIII, 306. Né è inverosimile che l’originale omerico fosse presente ancor esso all’Ariosto, come pensa il Lavezuola per via della frase «ne l’orto». Ché l’opinione, in sé stessa ragionevolissima, del Romizi (Fonti lat., p. 112), di riportare il «ne l’orto» all’imitazione ovidiana, Met., X, 190, viene ad essere alquanto scossa da ciò che riguardo al l. VIII dell’Iliade accade di dover soggiungere. E qui ancora un sospetto. O sarebbe mai che l’immagine del «purpureus.... flos» virgiliano fosse stata ridestata dall’«Ibat purpureus niveo de pectore sanguis», che Stazio dice di Partenopeo (v. 883)?
(800) [1] Fur., XVIII, 161: Iliade, VIII, 336. La Senna nella st. 159 ci fa pensare alla Tebaide, IX, 225 sgg. Ma è ravvicinamento a cui non dar molto peso; come non ne do troppo a quello che nel Furioso del Valvassori - seguito dal Romizi, Fonti lat., p. 135-36 - si fa tra i primi due versi di questa stanza medesima e Theb., VIII, 153-55.
(801) [2] Il., VIII, 485. Essa l’accelera incontestabilmente XVIII, 239.
(802) [3] Il riscontro è già nel Furioso del Valvassori.
(803) [4] Che prosegua, s’è visto e rilevato nello stesso Furioso del Valvassori, solo avendo il torto di far le cose più semplici che non siano.
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