Di là dev’essere derivato il nostro nome.
(842) [1] NISIELY; PANIZZI; BOLZA.
(843) [2] Ci accorgiamo di aver a che fare con Amico, oltreché per l’addobbo della spelonca, anche quando si dice (st. 51), «Ch’eran duo mesi, e il terzo ne venia, Che non fu cavallier per quella via.» Cfr. VALERIO FLACCO, Arg., IV, 214: «Jam pridem caestus resides et frigida raris Dentibus aret humus.»
(844) [3] Anche all’Agostini tocca di dare effetto al preavviso; ma lo fa in modo ben poco felice (VI, 5). E in generale, non credo che il Boiardo sarebbe rimasto soddisfatto della maniera come questo continuatore pretese di compiere il curiosissimo episodio.
(845) [1] PRELLER, Gr. Myth., 3.a ed., II, 177.
(846) [2] FAUSTO DA LONGIANO; LAVEZUOLA; NISIELY; BOLZA. - Ciris, v. 120; OVIDIO, Met., VIII, 8; IGINO, Fab. 198.
(847) Potrebbe.
(848) Se non perdesse.
(849) Mascella.
(850) [3] Romania, II, 191.
(851) [1] V. pag. 257. V. Inn, II, V, 4: «Legge il libretto, e vede ch’una pianta Ha quel giardino in mezzo al tenimento, A cui se un ramo di cima se schianta, Sparisce quel verziero in un momento.» Con questo passo si confronti ciò che dice l’Ariosto nella stanza 79.
(852) [2] V. Spagna in rima, XX, 14-17; Viaggio di Carlo Magno, II, 24.
(853) [3] Spagna in rima, XX, 20; cfr. Viaggio di C. M., II, 27.
(854) [4] Nelle note alla Biblioteca dell’Eloquenza Italiana del Fontanini, I, 199. Il dotto Veneziano non sapeva di aver avuto un predecessore. È strano che né il Mazuy né il Bolza abbiano avvertito una derivazione segnalata da tanto tempo, e d’importanza così capitale.
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