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      (V, 171, nella raccolta Montaiglon-Raynaud.) Non so capire come mai, esposto l’argomento francese, egli potesse soggiungere: «Cette boufonierie, transportée avec plus d’art dans le Roland de l’Arioste (XX, 106-128)» ecc. Si tratta semplicemente di racconti che hanno qualche analogia. L’esserci nel Fableau un guado, attraverso al quale la vecchia finge di voler esser passata, non basta davvero a stabilire un rapporto diretto. Del resto il Le Clerc avrebbe fatto bene ad avvertire che il riscontro gli era suggerito dalle note del Panizzi (II, 432). Sennonché questi, molto saviamente, s’era contentato di riferire la narrazione francese quale gli era data dal Le Grand, e non aveva menomamente affermato di mettere sotto gli occhi dei lettori l’originale di Lodovico.
      (1179) [2] V. pag. 88.
      (1180) [1] Sono avventure ben immaginate e caratteristiche. La prima sera, albergando ad una torre, Meliadus beffeggia il Morhault, felicitandolo perché la notte avrà accanto a lui la donzella. Il Morhault dichiara, che per nulla al mondo lo patirebbe. Figuriamoci se Helide arrabbî e muova la lingua, sentendosi così disprezzare! L’indomani, col pretesto di voler essere scortata ad un certo castello, costringe il Morhault a lasciare i compagni. L’intenzione sua è di condurlo alla Doloreuse Garde, dove nessuno mai s’è messo in avventura, che non sia rimasto preso. «Et elle le het ore si mortellement, que elle lui vouldroit avoir mengié le cueur du ventre.» Per fargli dispetto, canta, mentre lo vede corrucciato; lo costringe a cavalcare, quand’egli avrebbe voglia di riposare.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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