Et a chascune des portes convenoit que .I. chevalier estrange se combatist a .X. chevaliers. Maiz ce estoit en moult estrange maniere. Car quant il a plus mené l’un des .X. chevaliers aussi comme a outrance, et cil se puet d’ilecques partir: il en revient .I. autre en son lieu, tout fres.» Per il numero dieci, V. pag. 300-1.
(1387) [1] V. pag. 301.
(1388) Senza riserva.
(1389) [2] Pag. 96 e 305 sgg.
(1390) [3] LÖSETH, p. 448.
(1391) La.
(1392) Malalbergo.
(1393) [1] XXX, 53. Del resto, è cosa comune nei romanzi della Tavola Rotonda, che imponendosi la difesa di un passaggio, si assegni un termine fisso.
(1394) [2] V. pag. 303. Trist., II, f.o 9 v.o: «Et cil de leanz prènanta) M. Tristan et le mènant ou grant palès. Illuec le desarment. Et sachiez que il le connòissant tantost, chascun de son endroitb). Et tuit le servent et honorent, q’il ne le peüssent plus honorer en nulle maniere, que il en est toz esbahiz.»
a) Prendono. - b) Per suo conto.
(1395) [3] Uno potrebb’essere offerto dal re Pharamont e da M. Lac, onorati la sera e presi a tradimento la notte, mentre dormono tranquilli, Palam., f.o 441 (TASSI, p. 223). Qui peraltro lo scopo è di tenerli prigioni, non solo di costringerli a giurare una costumanza. Sotto questa forma il caso è anche un luogo comune dei nostri romanzi del ciclo carolingio.
(1396) [4] Inn., II, II, 49, «La notte poi nel letto fur pigliati, E via condotti» ecc.: Fur., XXII, 53, «La notte poi tutti nel letto prese». Certo il Conte di Scandiano doveva rammentarsi inconsapevolmente delle sue proprie parole, quando, a proposito di orlando e Brandimarte presso Manodante, scriveva (II, XII, 9): «E poi la notte fur presi nel letto, E via condotti,» ecc.
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