Dei due poemetti francesi potrebbe citarsi quello che nel volume del Du Méril, Floire et Blanceflor, Parigi, 1886 (Bibliothèque Elzévirienne) occupa il primo posto, non l’altro; perché nel secondo i due amanti si vogliono far morire di ferro, invece che di fuoco.
(1418) [3] LÖSETH, p, 441.
(1419) [1] LÖSETH, p, 41; Trist. Ricc., p. 165, Tav. Rit., I, 161
(1420) [2] Si sa quale orrore destassero codesti infelici nel medioevo. Si rifugge da loro peggio che dal diavolo, e si ritraggono sempre coi colori più neri.
(1421) [1] Pag. 46.
(1422) [2] V. ib., n. 3, l’indicazione bibliografica.
(1423) [3] Sono analoghi i casi della Principessa di Tartaria inseriti nelle Mille e una Notte, ed. di Breslavia, Notte 510, XII, 49. Essa innamora della principessa Ameny, fuggita in abiti maschili dal regno paterno, e la riceve in isposo. La confessione del sesso è per lei un colpo di fulmine (p. 53), ma non ammorza punto la passione. Sicché il pensiero della prossima partenza di Ameny le è così doloroso, da indurla ad uccidersi sopra il suo seno.
(1424) [1] XXV, 33: cfr. Met., IX, 724-25 - st. 34: v. 726; 749-50 - st. 35: v. 728-32; 734 - st. 36: v. 733; 727-28; 736-37 - st. 37: v. 737-43. L’imitazione fu avvertita dal Dolce, dal Fórnari, dal Nisiely, e rammentata modernamente dal Panizzi.
(1425) [2] È cosa ben diversa la somiglianza con Rinaldo presso il Boiardo, II, VI, 56. Qui Bradamante è coperta di ferro, e però di conformità nelle fattezze del volto non può esser parola. Altrettanto si dica, se nel Mambriano, VI, 50-52, il protagonista crede d’aver dinanzi Rinaldo, ed è invece la sorella.
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