(1426) [3] V. pag. 52.
(1427) [4] Curiose analogie, cui dą rilievo lintromissione dellelemento a cui subito mi volgo, offre la storia della figlia del re di Babilonia e del bramino nel Tūtī-Nāmeh: IKEN, p. 98, ROSEN, II, 178 (V. p. 115, n. 4), e quella somigliantissima del Vetāla-pancavinēati, che io leggo nel Kathā-sarit-sāgara, cap. LXXXIX, trad. Tawney, II, 301.
(1428) [5] Che nel descrivere talune circostanze lAriosto abbia imitato certi versi dellAchilleide di Stazio nella scena in cui Teti veste a Sciro da donna il figliuolo Achille (ROMIZI, Fonti lat., p. 118 n. 1, p. 146 n.), a me rimane dubbio. Sta bensģ che le due scene sono consimili.
(1429) [1] V. pag. 47.
(1430) [2] Pantschatantra, I, 41. Nella novella del Tūtī-Nāmeh il sesso muta a volontą per mezzo di un talismano, che si mette in bocca come lanello di Angelica.
(1431) [3] Romania, III, 333. Ecco lepisodio, secondo la redazione in prosa: «Ed essendosi dilungato da Berlingieri da una gittata di mano, udģ Uggieri una bocie gridare per aria: O cavaliere, aiutami. Disse Uggieri: O come ti posso aiutare, chi non ti veggio? Disse la bocie: Cava fuori la spada e fa un cierchio in terra colla punta. E Uggieri cosģ fecie prestamente. E unaltra bocie gridņ: O cavalieri, perché mąi tu tolta la mia cacciagione? Disse Uggieri: E chi sei tu? Disse la bocie dassezo: Rompi il cierchio che tu ąi fatto, e io te lo dirņ. Allora gridņ laltra bocie: Non fare, cavaliere, chegli č un folletto, che mi vuole uccidere. Disse Uggieri: E tu chi se? Ed ella disse: Io sono una gientile fata, che ancora ti renderņ buon merito di quello che tu mąi fatto.
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