(1437) [3] Dei varî testi - mi permetto di ripeterlo -, il più noto, e a Lodovico, e a tutti quanti, era quello in ottava rima, che designo semplicemente col nome di Spagna. Anzi, è probabile che il nostro poeta conoscesse quello solo.
(1438) [4] Quanta ragione ci fosse di chiamarla crudele (Fur., XXV, 74), può dircelo la Spagna, colla st. 22 del canto VI: «Colei che avea» ecc.
(1439) [1] Chanson de Roland, v. 651; Spagna, XXX, 17. Il Pulci, con vera squisitezza di sentimento, abbandonò qui la tradizione: (XXV, 110) «Marsilio volea dargli oro ed argento, Ma Ganellon non vi porse la mano; E fece un ben che sarà il primo e ’l sezzo, Che ricever non vuol di sangue prezzo.»
(1440) [1] LÖSETH, p. 292. Ci si aggirò in questi stessi paraggi a p. 77.
(1441) [2] TASSI, p. 291; ALAMANNI, VIII, 74; LÖSETH, p. 455.
(1442) [1] TASSI, p. 313; ALAMANNI, lib. X; LÖSETH, p. 458.
(1443) [2] Cfr. XXVI, 10.
(1444) [3] LÖSETH, p. 443.
(1445) [4] Cfr. pag. 356.
(1446) [1] V. pag. 226, dov’è già accennato anche il fatto di Meliadus.
(1447) [2] Inn., I, XVII, 23: «Mentre che ragionarno in tal maniera, Una gran gente videro apparire». Questo episodio di Iroldo è richiamato anche dal Panizzi.
(1448) [3] V. pag. 225-6.
(1449) [1] V. pag. 133.
(1450) [2] V. pag. 236.
(1451) [3] Cfr. Fur., XLVI, 80-84. PANIZZI.
(1452) [1] Tengon luogo di descrizione le scritte da cui ciascun personaggio era accompagnato, additate a me da Salomone Morpurgo nel codice riccardiano 1126, f.o 195 r.o -199 v.o V. I Mss. della R. Bibl. Ricc., I, 158.
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