Una loggia con una gran serie di rappresentazioni mitologiche e storiche, ma tutte quante opera d’intaglio, come quelle sulla «ripa» e sul pavimento del Purgatorio dantesco (X, 28-96, XII, 16-69), riempie i primi tre capitoli, e parte del quarto del quarto libro del Dittamondo.
(1477) [6] PANIZZI. Cfr. BOLZA, p. XXXVII.
(1478) [1] Ediz. Le Monnier, I, 125.
(1479) [2] Veramente, quello e undici altri poi perduti, (st. 12) «In ciascun delli quali avea ridutto Lo spazio di cent’anni». Ma c’è contradizione: lo scudo che solo si è salvato, contiene tutta la storia delle calamità italiane da Alarico a Clemente VII. Evidentemente Lodovico aveva modificato il suo primo pensiero, e forse titubava ancora sul partito definitivo, quando, si decise a una mutazione più radicale.
(1480) [1] Cfr. Fur., XXXIII, 11: «E Merlin, che così la cosa vede Ch’abbia a venir, come se già sia stata, Avere a prieghi di quel re si crede La sala per incanto istorïata.»
(1481) [2] Cfr. il frammento citato, st. 7.
(1482) [3] La Sala di Malagigi, Cantare Cavalleresco; Imola, 1871. (Per nozze D’Ancona-Nissim.) V. st. 9-12; 27.
(1483) [4] Fino al principio del secolo XVI, i bibliografi ne registrano sette edizioni; e si sa quanto sia soggetta a perdersi la roba di cotal genere.
(1484) [1] Non mi è facile designare le altre due. Suppongo che Ludovico pensasse alla fonte dell’amore. In tal caso ebbe torto, poiché il Boiardo dice espressamente (I, III, 38): «Già non avea Merlin questa incantata, Ma per la sua natura quel liquore Torna la mente intesa e inamorata.
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