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      » Dovrebbe averlo tratto in inganno un altro passo, ch’egli poté forse riferire a questa fonte, mentre riguardava l’altra: (II, XV, 43) «Dritto ne andava al fonte di Merlino, Al fonte che d’amore il petto muta»; od anche, la semplice menzione del mago fece supporre che ne fosse egli pur sempre l’autore. Quanto poi all’ultima fonte, potrà essere la Fonte del Pino, già nei romanzi brettoni (LÖSETH, p. 25 e 439 n. 4, PARIS, Rom. de la T. R., III, 288, IV, 25 e 85), ma nella memoria dell’Ariosto impressa probabilmente dall’Innamorato, dove acquista rilievo dal presentarcisi nel primo canto e qual scena di fatti ragguardevoli. Neppur questa apparisce punto opera merliniana; ma è comprensibilissimo che tale la facesse credere una concomitanza, sulla quale fermo l’attenzione poco oltre (p. 386). Dare la preferenza alla fonte della Spagna di cui parlo subito nel testo, non saprei facilmente. Già, bisognerebbe pur sempre ammettere un errore, in quanto è di là dei Pirenei, e non in Francia, che essa si trova.
      (1485) [1] SANESI, La Storia di Merlino di PAOL. PIERI, p. XXI sgg., LVII sgg.
      (1486) [2] V. pag. 132; e cfr. pag. 155.
      (1487) [3] È cosa alquanto diversa se nella loggia del palagio di Febosilla il Boiardo ritrae il duca Ercole assalito da ogni parte da belve (II, XXV, 51). Qui è simbolica l’espressione, ma reale il fatto: ché quelle belve stanno a significare i signori e i potentati che le avevano per insegna. Invece la fiera di Lodovico rappresenta una mera astrazione, sicché ogni cosa si risolve in simbolo.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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