(1488) [1] LÖSETH, p. 17; cfr. Trist. Ricc., p. 8.
(1489) [2] Che questa fonte abbia relazioni con quella che il Livre d’Artus prese dallo Chevalier du Lion, è un’opinione del Freymond (Beitr., p. 128), alla quale non m’associerei.
(1490) [1] Possediamo di questo episodio solo la chiusa ed emanazioni straniere. V. NOVATI, negli Studj di Filologia Romanza del Monaci, II, 374.
(1491) [2] L’Ariosto volle di certo rimeritare i monaci della Badia toscana per la cortese ospitalità che doveva averne ricevuta, quando introdusse questo nome, e lo illustrò dicendo: (XXII, 36) «Cosi fu nominata una badia Ricca e bella, né men religiosa, E cortese a chiunque vi venia». C’è una Valle Ombrosa anche nella Tavola Ritonda, I, 441; ma è semplicemente valle, non badia.
(1492) [3] V. pag. 54. L’Ariosto è così poco compreso di ciò che è, e dev’essere, Bradamante, che non parla nemmeno di preghiere e di istanze fattele perché rimanga. La mamma l’aveva fatta cercare dappertutto; ora se la vede ritornare all’ovile; c’è bisogno di dire che non le permette più di uscire?
(1493) [4] Giusto pertanto che il Panizzi dia luogo al raffronto.
(1494) [5] Ciò in conseguenza dell’essere assolutamente diverse le situazioni. Bradamante ama riamata, mentre Angelica è aborrita da colui che essa adora.
(1495) [6] Cfr. pag. 122.
(1496) [1] Anche il nome Callitrefia parla da sé.
(1497) [2] Essa è non di rado la confidente della padrona, o padroncina. Lodovico trasferisce quest’ufficio dalla madre alla figlia, dicendo Ippalca «D’ogni segreto suo» - cioè di Bradamante - «fida uditrice». La mutazione si deve alla realtà.
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