(1582) Ode.
(1583) [1] Dell’ultimo tra codesti episodî oserò io dire che m’appare in qualche modo analogo al caso di quei cavalieri, che vogliono imporre il cambio di una loro femmina, vecchia e superlativamente brutta, con qualche bellissima damigella? - V. pag. 317 e 323.
(1584) [1] Hist. litt. de la Fr., XXII, 474; GAUTIER, Épop. fr., IV, 292.
(1585) [2] PARIS, Rom. de la T. R., IV, 20.
(1586) [1] Al parallelismo s’aggiunge qualche somiglianza minuta. Fur., st. 61, «Di prestezza Zerbin pare una fiamma A torsi ovunque Durindana cada. Di qua, di là, saltar come una damma Fa ’l suo destrier, dove è miglior la strada»: Inn., st. 45, «E’ non si vide mai livrer né pardo Il qual levasse sì leggiero il salto, Come faceva il peregrin gagliardo».
(1587) [2] V. pag. 107.
(1588) [1] V. pag. 249.
(1589) [2] Palam., f.o 530; TASSI, p. 495; ALAMANNI, XVIII, 60; LÖSETH, p. 462. E si veda addietro, a p. 233.
(1590) [3] Però Fazio degli Uberti nel luogo indicato nella n. 3 della pagina citata: «Poi trovammo la fonte in Sorelois, Dove fu l’altra» (int. pugna) «non men aspra e grave, Fra Danain e Giron le Cortois.»
(1591) [4] Pag. 122.
(1592) [5] PANIZZI.
(1593) [1] Secondo il consueto, presso una fonte, e precisamente quella del disamore (st. 14). Il Panizzi non ha mancato di rilevare una convenienza specifica tra la stanza antecedente del poema boiardesco, e Fur., st. 109, v. 5.
(1594) [2] V. pag. 53. Nel Boiardo, creatore del carattere, costei ha fatto voto a Macone (I, XVI, 29), «Mai non spogliarse sbergo, piastra, o maglia», finché non abbia preso per forza d’arme Gradasso, Agricane, «Carlomano».
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