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      (1595) [3] Pag. 249.
      (1596) [1] Né il Boiardo aveva lavorato di pura fantasia. Accadeva veramente che si venisse a duello per siffatte futilità. Però i trattatisti non trascurano questo soggetto. L’Alciato, De singulari certamine, cap. VII, ride di tanta stoltezza, e narra con lode di un re inglese, il quale «cum duo proceres invicem de gentilitiis insignibus certaturi essent», perché entrambi avevano per stemma una testa di toro, li chiamò separatamente a sé, e indusse ciascuno a pacificarsi, promettendo che l’avversario avrebbe avuto armi diverse dalle sue. E attenne la promessa, deliberando «ut alteri caput Tauri, alteri Vaccae, gentilitium esset.» Qualcosa di consimile sentiamo dal Sacchetti al termine della sua novella CL, che nella parte principale espone diffusamente un caso, meritevole anch’esso, sia poi o non sia propriamente storico, d’esser qui ricordato.
      (1597) [1] V. pag. 206.
      (1598) [2] V. pag. 32-3.
      (1599) [3] PANIZZI.
      (1600) [4] Cfr. pag. 251, dove si è considerata invece la fase antecedente.
      (1601) [1] PANIZZI.
      (1602) [2] V. anche II, XI, 5.
      (1603) [3] DOLCE; BENI; BOLZA.
      (1604) [1] Si cfr. XXX, 18-20: XXVII, 44; 61-62; 59. - XXX, 23-24: XXVII, 45-46.
      (1605) [2] Non so chi nell’ed. Valvassori del 1566; BOLZA, p. XXXVI. Il Lavezuola, e dietro a lui il Panizzi, confrontano, per qualche particolare, Annibale che si stacca da Imilce presso Silio Italico (III, 62). Già s’intende che tutte queste scene derivano, ora più, ora meno direttamente, dall’episodio di Ettore ed Andromaca.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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