Di questo cane, e della narrazione in cui esso s’inquadra, la leggenda di Tristano contiene riflessi evidenti nell’episodio della pazzia simulata, di cui si toccò a p. 397, n. 2, e nella fine altresì di quello della pazzia vera, che ci occupò lungamente. V. a questo proposito p. 405, n. 1.
(1627) Questo.
(1628) Distrutta.
(1629) Non è da...
(1630) Lamentando.
(1631) [2] In forma analoga a questa il velenoso racconto è entrato altresì in due poemi, che spettano pur sempre al ciclo d’Artù: la Vengeance Raguidel e lo Chevalier à l’Espée. Rispetto al primo basterà qui rimandare all’esposizione di G. Paris, Hist. litt. de la Fr., XXX, 59; quanto al secondo, a quella d’un suo antecessore nell’Hist. litt. medesima, XIX, 711. Del Paris sono da considerare altresì le osservazioni sul nostro tema a p. 63. Non tacerò che di uno dei due elementi che costituiscono lo Chev. à l’Esp., ma non di quello che ora ci occupa, s’ha nell’antica letteratura italiana un’emanazione doppia. Ne discorsi nella Zeit. für roman. Philol., I, 381 (Intorno a due canzoni gemelle di materia cavalleresca).
(1632) [1] P. 278-79.
(1633) [2] LÖSETH, p. 353.
(1634) [3] V. pag. 316.
(1635) No.
(1636) [1] Presso il Löseth questo episodio è accennato a p. 442, l. 18 della nota.
(1637) Più grande.
(1638) [1] Cfr. pag. 71, 108, 224.
(1639) [2] Tra le altre: «Certes bien avez eü a cestui point sens de femme, qui tousjours prant la pire partie.»
(1640) [1] V. pag. 238.
(1641) [2] LÖSETH, p. 451.
(1642) Pro.
(1643) Gli propongo questa alternativa, questo jeu parti.
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