(1692) [4] Oltre che nei Mille e un Giorno del Pétis de La Croix (G. I), a cui si ricorre con una certa diffidenza, il racconto ci č dato da versioni tartariche, segnalate e messe a profitto dal Paris nel luogo citato della Romania. Harun-al-Rascid si tiene il principe piů generoso del mondo. Un giorno ch’egli ha distribuito ricchi doni, chiede, se ci sia chi possa paragonarglisi in munificenza. Giafar, il Gran Visir, dice esservi a Bassora un uomo che lo supera, ancorché semplice privato. Il califfo, irritato, dichiara a Giafar che lo farŕ morire, se non ha detto il vero; e travestito si mette in via egli stesso per andare a Bassora.
(1693) [5] Qualcosa di analogo, dove si tratta invece di perfezione ascetica, ci dŕ la vita di S. Paolo eremita narrataci da S. Girolamo: «... haec in eius mentem cogitatio incidit, nullum ultra se perfectum monachum in eremo consedisse. At illi per noctem quiescenti revelatum est alium interius multo se meliorem, ad quem visendum deberet properare».
(1694) [1] V. p. 437.
(1695) [2] V. p. 447.
(1696) [3] Sta nel t. III, p. 393, della collezione dovuta a L. Arany e P. Gyulai, dove non avrei saputo intenderla per ragione della lingua, la quale si mette anche fra me e una nota inserita nel 1886 dallo Schuchardt in una rivista ungherese (E. Philologiai Kśzlśny). Fortunatamente il racconto fu tradotto nella Revue des Traditions populaires, t. IV, 1889, p. 44; e lě mi fu additato dal D’Ancona.
(1697) [1] Tentai un poco il problema, senza osar di conchiudere, in una nota soggiunta in fine dello scritto inserito nei Rendiconti dei Lincei.
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