VI, p. 145-46, 148-53, 162-63.
(1783) [1] Fiamm., c. III, p. 54-66: «Vero è che avvicinandosi il tempo della promessa tornata…..»; «….. già forse a otto dì alla sua promessa vicini…..»; «Io ancora nella mia camera stando, quante volte in quella alcuna persona entrava, tante credeva che venuto mi fosse a dire Panfilo è tornato.» Fur., XXXII, 14.
(1784) [2] Fiamm., c. VI, p. 130: «Mentre che egli queste parole da me ascoltato diceva, io.... da ira subita stimolata e da dolore….. cominciai a sentire le forze fuggirsi via; perché quindi, come più acconciamente potei, nella mia camera mi ricolsi, acciocché di ciò niuno si accorgesse. - Partita adunque dalla presenza d’ogni uomo,….. appena le voci ritenni degli alti guai, e sopra al misero letto….. mi gettai». Fur., XXXII, 35-36.
(1785) [3] Fiamm., c. III, p. 58, 60-62.
(1786) [4] Fiamm., c. III, p. 58: «Egli trapassavano poche mattine che io levata non salissi nella più eccelsa parte della casa, e quindi, non altrimenti che i marinai sopra la gabbia del lor legno saliti speculano....; risguardo tutto il cielo». Fur., XXXII, 14. - Altri riscontri colla Fiammetta che si potrebbero aggiungere, non indico specificatamente. Non tacerò bensì che le ragioni allegate da Panfilo per motivare il temporaneo distacco dalla sua donna (c. II, p. 38-39, 44) somigliano in parte a quelle della lettera scritta in Agrismonte da Ruggiero per scusarsi del ritardo nel venire a Bradamante (XXV, 86-91; e V. p. 373). Confino in nota il raffronto, potendo esser fortuito; ma non tralascio di additarlo, per l’importanza che gli viene dal trasportarci addietro nel poema di canti parecchi.
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