V. PARIS, Rom. de la T. R., IV, 220.
(1825) [6] MONACO PADOVANO, o Annales S>. Justinae: Rer. It. Scr., VIII, 711; PERTZ, Scr., XIX, 178.
(1826) [1] RICOBALDO, Pomarium: Rer. It. Scr., IX, 134. V. anche FRANCESCO PIPINO, Ib., 698.
(1827) [2] IO. ANT. CAMPANI EPISCOPI APRUTINI De vita et gestis Andreae Brachij Perusini, Basilea, 1545; p. 374.
(1828) [3] Così attesta una lettera da Treviglio del 29 aprile, riassunta da Marin Sanudo nei suoi Diarii: III, 275.
(1829) [4] Presi allora appunto della cosa leggendo i giornali.
(1830) [1] Avrei potuto discorrere d’altri scudi, o portati da donzelle alla corte, o appesi in qualche luogo, donde non li dovrà togliere che un certo cavaliere, dotato di somma prodezza. Qui appiedi, in terra di confino, mi permetto di esemplificare. Nel Tristan (I, f.o 104, LÖSETH, p. 53) si presenta ad Artù una damigella con uno scudo verde sospeso al collo. Viene di lontano paese; trovò moribondo un cavaliere novello, ferito in un’avventura pericolosa. Egli le disse di prendere lo scudo e di portarlo per suo amore alla corte d’Artù. Là dia lo scudo a chi, fra tutti i cavalieri, osi - se pur osa qualcuno - di tentar l’impresa in cui egli lascia la vita. - Nel Palamedès (TASSI, p. 205) si vede pendere da un albero uno scudo, che una scritta dichiara riserbato al cavaliere che Merlino chiama «la flor de Leonoys». - Anche Galaad porta uno scudo noto da gran tempo ai cavalieri della Tavola Rotonda, e che nessuno doveva toccare prima di lui.
(1831) [2] Nell’Innamorato abbiamo il torneo per maritare Lucina: (II, XIX, 55) «Re Tibïano avea preso pensiero Di voler la sua figlia maritare, Et aveva ordinato un bel torniero, Come in quel tempo si usava di fare».
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