Muore Clodoveo. La vedova, da tempo invaghita senza frutto di Mirman, per via di raggiri trova modo di indurlo nella credenza che la moglie gli sia infedele, e riesce a farsi sposare. Saputo di ciò, Cecilia si traveste da uomo, e facendosi chiamare «Conte Hiring», va in Sassonia, e ne persuade il re a muover guerra a Mirman. Lei stessa lo sfida; e ottenuto miracolosamente da Dio che sia privato della sua forza, lo vince e fa prigioniero. Finita così la guerra, e presa vendetta della rivale, si dà a conoscere al marito mentre con sé lo conduce verso la Sicilia; dove poi essi vivono e regnano felici, finché non trovano bene di andar a finire ciascuno i suoi giorni in un chiostro. - Sunti di tutta la saga danno, tra gli altri, Th. Möbius in una recensione del libro del Kölbing, stampata nella Zeit. für deut. Phil. del Höpfner e dello Zacher, V, 219, e il Darmesteter nella sua tesi De Floovante vetustione gallico poemate, Parigi, 1877, p. 96.
(1934) [1] Per es., Spagna, II. 39: «E cominciò fortemente a gridare, E con un corno cominciò a sonare.» - Morg., VIII, 58: «Ed un suo corno cominciò a sonare, Chiamando Astolfo che debba venire».
(1935) [2] Non li ritiene Brunor le Brun; non Guidone, nella redazione prosaica dell’Ancroia, il quale anzi li rimanda con belle ghirlande; non Riccieri, negli Aspramonti in rima (V. p. 511), così nello stampato, c. VII-VIII, come nell’inedito, c. V, dove tuttavia dei vinti se n’ha uno solo. Analogo (e l’analogia si estende al di là di questo punto) un episodio della Tavola Ritonda, I, 339, di fianco al quale il Salviati (V. p. 313, n. 1) ha scritto nel codice magliabechiano «Bradamante».
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