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      È somiglianza affatto accidentale, e maggiore in apparenza che in realtà. Le situazioni sono molto diverse.
      (1941) [6] Il non usarsi a Marfisa la cortesia che Bradamante adopera cogli altri, vien dunque da una ragione peculiare affatto al nostro episodio. Nondimeno, come raffronto, si possono menzionare le accoglienze che nei casi analoghi si sogliono fare a Gano, quando si presenta alla giostra. Un buon esempio mi dà Dragonetto (V. pag. 506). Con Astolfo, primo, come sempre, a venire e a capitombolare, egli usa somma gentilezza. Né altrimenti si conduce coi figli di Namo e con Girardo da Rossiglione. Ma allorché viene il Conte di Maganza, le accoglienze sono di ben altra specie: (f.o 190) «Dunque settù quel traditore ch’à posto sotto i piedi il mio amico e che a gran tortto à fatto pericolare Rinaldo, mio fratello giurato? Ma, per Macone, a questo tratto lo ricomprerai, ché tutto mio sforzo metterò a darti quella penitenzia meriti. Ma ài da lodare Iddio ch’io inpromissi a Carlo di tutti gli abatuti rimandare.» Nella giostra Dragonetto si slancia con tanto impeto, che regala a Gano una gran ferita, per cui lo portan per morto nella città. - Perfino i Pagani accolgono a volte con male parole il futuro Giuda di Roncisvalle. Si veda Bravieri nelle redazioni toscane delle storie del Danese (Romania, III, 42).
      (1942) [1] Nella st. 32 è stata avvertita dal Lavezuola, e messa in maggior mostra dal Romizi, Fonti lat., p. 23, la convenienza con luoghi dell’elegia 8a, l. II, di Properzio.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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