(2029) [4] La mia conoscenza, che in questo momento provo il rimorso di non aver mai approfondito, si fonda sopra un esemplare Ambrosiano dell’edizione del 1506.
(2030) [5] V. pag. 512.
(2031) [6] V. pag. 166, n. 3. In che rapporti starà, o sarà mai stato colla famiglia nostra l’Oberto del Lione, che a me non è venuto fatto di rintracciare? V. p. 219, n. 3.
(2032) [7] Nel Rambaldo, per eccezione, non apparisce. Del Fortunato ne parlano segnatamente i capitoli CCIV (f.o 109 v.o) e CCCXX (f.o 215 r.o); e poiché del romanzo s’è perduta la fine, e forse ben più che la fine, può darsi che di lui fosse discorso altrove con assai maggiore ampiezza.
(2033) [1] Tadeus si ha anche nell’altro poema franco-italiano, qual nipote del Prete Zane; e come tale è passato nella prosa di maestro Andrea, l. III, c. 37 (t. I, p. 316).
(2034) [1] Romania, II, 51 (n.o 11), 52 (n.o 33) e 56 (n.o 49). Quasi di sicuro si trattava di roba franco-italiana, fossero poi o non fossero le redazioni nostre medesime. Probabile che da uno dei manoscritti estensi vengano le notizie e il cominciamento nel cap. IX dell’opera imperfetta di Gio. Maria Barbieri data fuori dal Tiraboschi col titolo Dell’origine della poesia rimata (p. 94).
(2035) [2] N. 776 nella Consignatio librorum del 1426 (D’ADDA, Indagini sulla Libreria Visc.-Sforz. del Castello di Pavia, I, 68), dove, a differenza di ciò che segue in un inventario del 1459, si dà il principio; ed è un principio che non conviene cogli altri di cui abbiam conoscenza.
(2036) [3] Romania, X, 406 (cfr.
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