(2177) [3] Fur., XLI, 8: Met., XI, 474-481. - St. 9: v. 501-502. - St. 10: v. 482-484; cfr. 490-493; 537-538. - St. 11: v. 484-485. - St. 12: v. 495-496; 486-489. - St. 13: v. 497-498. - St. 14-15: v. 525-536; 503-506.
(2178) [4] Fur., XLI, 10: Aen., I, 116-117. - St. 12: v. 87-90. - St. 13: v. 102-105. - St. 14: v. 122-123.
(2179) [5] PANIZZI. Fur., XLI, 9: Inn., III, IV, 3; 6. - Fur., 13-14: Inn., st. 4-5.
(2180) [6] Fur., st. 14, «Ognun, gridando, a Dio si raccomanda»: Inn., st. 4, «Ciascun, gridando, a Dio se raccomanda».
(2181) [7] Pag. 234.
(2182) [8] Mi limito a mettere sotto gli occhi il riscontro più importante. Fur., XLI, 18: «Poi che senza rimedio si comprende La irreparabil rotta de la nave, Ciascuno al suo privato utile attende, Ciascun salvar la vita sua cura have. Chi può più presto al palischermo scende»; Dec.: «Per la qual cosa, non veggendovi alcun rimedio al loro scampo, avendo a mente ciascun sé medesimo e non altrui, in mare gittarono un paliscalmo».
(2183) [1] V. pag. 557.
(2184) [2] Due riscontri, uno del Tristan, l’altro delle Spagne, non hanno titoli sufficienti per essere accolti nel testo. Si contentino dunque di restarsene in nota. Sadoc (Trist., I, f.o 1, LÖSETH, p. 4), gettato in mare da una nave, alla quale egli, siccome reo di fratricidio, ha procacciato dalla vendetta divina una tremenda burrasca, riesce a campare sopra uno scoglio. Là trova un eremita che fa penitenza da lunghissimo tempo, cibandosi di sole erbe. Anche a Sadoc tocca di restare degli anni parecchi in quell’esilio.
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