Bruchstück eines Lanzeletromans des Heinrich von dem Türlin, nebst einer Abhandlung über die Sage vom Trinkhorn und Mantel und die Quelle der Krone. Breslau, 1883. (Secondo fascicolo delle German. Abhandl. pubblicate da K. Weinhold.)
(2236) Amo meglio esserne in dubbio.
(2237) [1] Soltanto nel Tristan il corno è opera di Morgana ed è mandato in odio di Ginevra.
(2238) [2] Il Panizzi, e prendendo da lui, il Bolza, derivarono la storia del nappo dal solo Perceval in prosa, che si trova a stampa. Noi, al più, potremmo ammettere quel testo come fonte parziale. Ma neppur ciò pare probabile. Manoscritti non se ne conoscono; e l’unica edizione nota ai bibliografi è posteriore di ben quattordici anni alla pubblicazione del Furioso.
(2239) [1] È dato da Oberon ad Huon e fa la prima prova della sua virtù nei vv. 3644-3701. Ci ritorna poi davanti soprattutto vv. 4221-4232, 10195-10235.
(2240) [2] T. IV, f.o 45 v.o nell’edizione del 1531.
(2241) [3] Kathâ-sarit-sâgara, cap. XIII (I, 139 nella traduzione del Brockhaus, I, 86 in quella del Tawney). Anche nel volume del Panthéon Littéraire contenente i Mille et un Jours, p. 639.
(2242) [4] Nel Tûtî-nâmeh di Nachscebî, dal quale non s’è dipartito, come parrebbe dalla traduzione dell’Iken, p. 32, il compedio di Qâdiri. V. PERTSCH, in Zeits. der deut. morgenl. Gesellchaft, XXI, 518. Una rosa singola ci dà nella versione del Rosen (I, 109) il rimaneggiamento turco.
(2243) [5] V. GRÄSSE, Liter. Gesch., III, I, 185; DU MERIL, Floire et Blanceflor, CLXV; KÖHLER, nel Jahrbuch del Lemcke, VIII, 44. E menzionerò anche una nota del Tawney, l. cit.
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