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      - Alle enumerazioni solite aggiungerò la corda d’arpa che si spezza, nel Perceval, v. 13365, e lo specchio del Primaleon, l. II, cap. 27.
      (2244) [1] V. p. 548, n. 1. Analogo a quello di Ferone è il caso del re indiano Ratnâdhipati nel Kathâ-sarit-sâgara, cap. XXXVI (TAWNEY, I, 328), rispetto al quale potrei, volendo, contentarmi di rinviare al mio scritto Per le orig. della nov. proem. delle Mille e una Notte, p. 192. L’elefante Çvetarasmi, a noi non del tutto ignoto (V. p. 115, n. 1), grazie a cui il re ha conquistato ottantamila mogli, non può riaversi da una terribile caduta, se non toccato dalla mano di una donna casta. Tutte le ottantamila fanno mala prova; e così le altre donne della città. Finalmente consegue l’effetto una straniera, arrivata giusto allora. Di lei il re desidera in moglie una parente, deliberato a non aver più che fare con tutta la turba delle mogli anteriori, ch’egli nondimeno, ben altrimenti mite di Ferone, punisce soltanto col ridurle ad avere da lui nutrimento e vesti e nulla più. Al resto, ho paura, penseranno da sé.
      (2245) [2] V. p. 570.
      (2246) [3] Il «legno» dell’Ariosto «lieve e snello Pel fiume andò, come per l’aria augello» (st. 52), e «parea aver le penne» (st. 56); nella Cerva Bianca «Navigammo a seconda per il fiume, Come il burchiello avesse avuto piume» (IV, 10).
      (2247) [4] Il Fregoso non ha dormito; cosa naturale, poiché non si vede che fosse notte. Egli si era sentito tuttavia «oppresso... da un sonno extremo»; e ha intavolato i discorsi appunto per tenersi desto.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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