I, 193-222.
(2273) [1] Cap. IX. Nella versione del Brockhaus, I, 85; in quella del Tawney, I, 55.
(2274) [2] BENFEY, Pantsch., I, 113-120. Unenumerazione copiosa di versioni si ha dallOesterley, Gesta Romanorum, p. 741.
(2275) [3] PETRUS ALPHONSUS, Discipl. clericalis, VII, 4; Gesta Romanor., CLXXIV; Libro de los Enxemplos, CCXLVI (Escrit. en prosa, p. 508).
(2276) [4] QĀDIRĪ, nov. 29a (IKEN, p. 120): «Mentre un gentiluomo era un giorno alla caccia, venne a lui una serpe piena di spavento e gli disse: Ah, signore, datemi un luogo dove io mi possa nascondere! Il gentiluomo domandņ: Perché sei tu spaventata? Essa rispose: Un nemico mi insegue con un bastone per uccidermi. Il gentiluomo ebbe compassione della serpe e se la pose nella manica, dove essa se ne stava nascosta. Un momento dopo giunge colą un cotale con un bastone e disse: Una serpe nera mi č fuggita ed č corsa da questa parte. Lha vista qualcuno? Il gentiluomo rispose: No. Luomo dal bastone si guardņ attorno, ma non vedendo la serpe, se ne andņ per la sua strada.» Resulta dal Pertsch, p. 544 (V. la mia p. 579 n. 4) che in questa prima parte del racconto Qādirī sč mantenuto fedele a Nachscebī. Nel rimaneggiamento turco del Tūtī-nāmeh la narrazione č omessa.
(2277) [1] Si pensi alla discendenza dei Lusignano da Melusina (V. pag. 587); si pensi, per limitarmi a ciņ, allo stemma visconteo.
(2278) [2] «Bernabņ.... si rimase ad una sua possessione; ed un suo famigliare, in cui molto si fidava,.... mandņ a Genova,a) scrivendo alla donna.
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