V. due memorie pubblicate nella Romania, e già citate incidentalmente: II, 49, Ricordi di Codici franc. posseduti dagli Est. nel sec. XV; IX, 497, Inventaire des Mss. en langue franc. possédés par Francesco Gonzaga I.
(2329) [2] Qui in nota una questione secondaria. Non so se qualcuno abbia badato che in generale le derivazioni sicure dal Palamedès cadono in quella parte che è passata nella compilazione di Rusticiano; V. pp. 123, 267, 305, 313, 329, 344, 538. E allora si è tratti a domandarsi, se, in cambio del Palamedès originario, l’Ariosto non avesse forse conosciuto la compilazione soltanto. - Escludiamo subito che per la compilazione possan perfino bastare le stampe, dimostrate in modo ben chiaro insufficienti anche solo dall’uso fatto dell’onta di Meliadus (p. 267), che a stampa cominciò ad aversi colla pubblicazione del Meliadus de Leonnoys, ossia principiando dal 1525 (V. p. 61). Ma neppure i manoscritti bastano a parer mio. Lasciando cose più esposte a dubbio (p. 275, per non citar altro), me ne persuadono il principio della storia d’Isabella (p. 229) e certi elementi delle furfanterie di Origille, di cui l’onta di Meliadus non ci dà ragione (p. 278). E mi accade perfino di sospettare (V. pp. 284, 287, 288) che del Palamedès l’Ariosto possa aver conosciuto qualche episodio, che l’esemplare torinese, forse il più ricco tra tutti, ma non completo neppur esso, non ci presenta. Buono a questo proposito avvertire come non sia già solo la compilazione di Rusticiano che apparisce posseduta dalle librerie Estense e Gonzaga.
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