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      Di quella compilazione vien fatto anzi di riconoscere, con certezza solo un frammento, e dubitativamente qualcosa di cui riesce impossibile di determinar l’estensione; e ciò a Mantova, anziché a Ferrara (Romania, IX, 510, nn. 34 e 31). Che se in pari tempo non troviam nemmeno nessun Palamedès che all’integrità possa reputarsi vicino (Ib., II, 55, nn. 11, 19 e 28, IX, 510, nn. 33 e 38), io son ben lontano dal credere che l’Ariosto abbia letto il romanzo tutto intero, o poco meno. O se intero non s’incontra forse mai? Tutto intero bensì, per quel tanto che l’espressione vale riferita a un testo così vario ne’ manoscritti, il poeta avrà letto il Tristan: narrazione continuata e assai più reperibile, di cui infatti la libreria Gonzaga possedeva un esemplare completo (Rom., IX, 514, nn. 60 e 61). E i codici della storia di Tristano costituiscono una somma di ben 525 fogli a Ferrara (Rom., II, 55, nn. 5, 14, 18, 24), di nientemeno che 1286 a Mantova (ib., IX, 514, nn. 60-67).
      (2330) [1] V. pag. 35-37.
      (2331) [2] V. pag. 129-30; 264; 343.
      (2332) [3] V. pag. 492.
      (2333) [4] Un caso propriamente tipico è quello offertoci dall'episodio di Cloridano e Medoro (pag. 252-54).
      (2334) [1] Si senta un critico ricco sicuramente d’ingegno, G. A. Cesareo. Dopo aver toccato, con lode, della «ricerca paziente» e del «rigoroso accertamento de’ fatti», a cui s’è atteso zelantemente in Italia durante gli «ultimi trent’anni», soggiunge che «molti raccolsero il fatto, senza cercarvi l’idea: si cadde nel fanatismo dell’erudizione.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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