(2336) [2] V. i due passi riferiti a p. 42 n. 2. Da considerare inoltre Opere, V, 521.
(2337) [3] Poetica, nel luogo già citato a pag. 352, n. 2.
(2338) [1] Nella Spositione della «Particella terza» della «Quinta Parte», carte 340 v. o nell’edizione principe.
(2339) [2] Non meno acerbo del Nisiely, quanto a disposizioni d’animo, si mostra alcuni anni prima il de la Cerda, che solo per aver rilevato la parentela della fine d’Isabella col caso riferito da Cedreno, esce in queste parole: «Ita scilicet patet secta plagiariorum. Certe commentum illud Isabellae solebam laudare, ut ingeniosum: et ecce unde sumptum.» Così nel commento al verso 756 del 1. VII dell’Eneide (Lione, 1617). Eppure inclino forte a credere che per le imitazioni classiche neppur lui avrebbe alzato la voce.
(2340) [1] Con questo si lega il suo rispetto per le ragioni del verosimile. V. pagg. 122, 245, 339-40, 392, 411, 435 n. 2, 463, 548-49, 552-53, 601.
(2341) [2] Pagg. 103-4, 401, 416, 506, 546, 591, 603.
(2342) [1] Distinguo con carattere grassetto, che, per ragione di uniformità (mi mancherebbe altrimenti a volte la materia distinguibile) mi tocca di applicare all'indicazione della pagina mia, i casi in cui si tratta di fonti sicure, o assai probabili.
(2343) [1] Sarebbe qui superfluo segnare via via, accanto al Morgante, l’Orlando, suo originale.
(2344) [1] S’indicano qui solo i casi in cui non soccorre, o non ho potuto allegare il Palamedès. Analogamente non additerò più sotto il Tristano Riccardiano e la Tavola Ritonda quante volte le loro citazioni non fanno che fiancheggiare quelle del Tristan francese.
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