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      Il che fu fatto e gli Arabi, rimasi sicuri, diventarono cittadini di quel paese e si mescolarono tra gli Africani, i quali allora, perché da Italiani furono molti anni signoreggiati, la lingua italiana ritenevano, e per questa cagione seco usando e vivendo corruppero a poco a poco la loro natia araba, la quale partecipò di tutte le favelle africane: cosí di due diversi popoli uno se ne fermò. Vero è che gli Arabi ebbero sempre in costume e hanno tuttavia di notar la origine loro dal canto del padre, come si usa tra noi, e i Barberi fanno il somigliante, in maniera che non v'è uomo di cosí bassa nazione che non aggiunga al suo nome il cognome della sua origine, o arabo o barbero che egli si sia.
     
     
      Gli Arabi che nell'Africa in luogo di case abitano nei padiglioni.
     
      Sempre i pontefici maumettani vietarono agli Arabi di passar con le loro famiglie e con i lor padiglioni il Nilo, fino agli anni 400 di legira, nel quale ebbero licenza da un califa scismatico: e ciò per cagione che uno, che amico e vassallo era del detto califa, si ribellò e regnò nella città del Cairaoan e in tutta quasi la Barberia, doppo la morte del quale rimase per qualche tempo il regno nella casa sua. Percioché, sí come io ho letto nelle istorie africane, nel tempo d'Elcain califa e pontefice di quella casa essi allargarono i loro regni, e crebbe la setta loro intanto che 'l detto califa mandò un suo schiavo e consigliere, il cui nome fu Gehoar di nazion schiava, con grandissimo esercito verso ponente, il quale acquistò tutta la Barberia e la Numidia e procedette per insino alla provincia di Sus, riscotendo i tributi e l'utile dei detti regni.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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