Ed egli allora seguitò: «Signor mio, voi dovete sapere che gli Arabi sono accresciuti in tanto numero che oggimai l'Arabia non gli può caper tutti, e le rendite a pena non sono bastevoli per le loro bestie, percioché la sterilità è grande, ed essi non solamente patiscono disagio d'abitazioni, ma di vivere ancora. Per il che spesse fiate sarebbono passati nell'Africa, se a loro fosse stato concesso da voi. Date adunque a costoro licenza di poter fare questo passaggio, e io vi metterò nelle mani una gran quantità d'oro». Detto fin qui dal secretario, il signor fu poco lieto di questo consiglio, considerando che gli Arabi sarebbono cagione della rovina dell'Africa, in modo che non se la goderebbe né il suo ribello né egli. D'altra parte, avendo riguardo che ad ogni modo il regno era perduto, giudicò che fosse men male a toccare una buona quantità di danari, sí come colui gli prometteva, e insieme vendicarsi del suo nimico, che perder parimente l'una cosa e l'altra. Disse adunque al consigliere che egli facesse fare uno bando, che a ciascun Arabo che volesse pagare un ducato e non piú per testa fosse lecito di passar nell'Africa con libera e larga licenza, ma sotto obligazione e giuramento d'esser nimici del detto suo ribello. Il che fatto, si messe a questo passaggio cerca dieci lignaggi di Arabi, che fu la metà dell'Arabia Diserta; vi fu ancora alcuna stirpe di quegli dell'Arabia Felice. Il numero di coloro che erano atti a combattere fu intorno a cinquantamila; le donne, i fanciulli e le bestie furono quasi infiniti.
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