Ora, seguendo il cammino sempre al buio e per gl'incommodi sí del tempo come della notte, quando piacque a Dio sentimmo il belar di molte pecore, verso il quale ci inviammo drizzando i cavalli tra boschi e alte rupi, di maniera che ci soprastava un altro pericolo. Infine in certe grotte alte trovammo alcuni pastori, i quali a gran fatica v'avevano condotte dentro le lor pecore e, acceso un buon fuoco, vi stavano al dintorno. I quali come noi viddero e conobbero questi essere Arabi, prima ebbero paura non qualche dispiacer gli facessero, dapoi s'assicurarono sopra la qualità del tempo e ne dimostrarono assai cortese accetto, e dieronci mangiar di ciò che avevano, cioè pane, carne e cacio. Fornita la cena, ci ponemmo a dormire a canto il fuoco, tutti tremando di freddo, e piú io che poco dianzi era stato spogliato ignudo, senza la paura che io aveva. Con questi pastori dimorammo due dí e due notti, che tanto continovò il nevicare. Il terzo dí fu cessato, onde i pastori incominciarono con gran diligenzia a levar via la neve, che aveva tutta rinchiusa e turata la bocca della grotta. Il che fatto ne menarono dove avevano allogati i nostri cavalli, che fu in certe altre grotte, e provedutogli di molto fieno; i quali trovando in buono essere su vi salimmo per dispartirci. Quel giorno si mostrò il sole chiaro e levò quasi tutta la freddezza dei dí trascorsi. I pastori vennero alquante miglia con noi, dimostrandoci alcune piccole vie dove sapevano che non poteva esser molto alta la neve: ma con tutto ciò i cavalli v'andavano sotto insino al petto.
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Dio Arabi
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