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      Erano tenuti tutti gli uccelli di quella età di dar ciascun anno certo tributo a il loro re. Per il che questo uccelletto entrò in pensiero di non ne pagar niuno. E in quell'ora che il re mandò a lui uno de' suoi officiali per riscuotere il tributo, il cattivello, dandogli in pagamento parole, preso un gran volo non ristette prima che fu nel mare, e si cacciò tra l'acque. I pesci, vedendo questa novità, tutti gli corsero d'intorno a larghe schiere per saper la cagione che lo aveva mosso a venir tra loro. «Ohimè, - rispose l'uccelletto, - non sapete voi uomini da bene, che 'l mondo è venuto a tale che piú non si può vivere di sopra? Il poltroniere del nostro re, per certo capriccio strano che gli è venuto in capo, mi vuole isquartar vivo, non ostante alla mia bontà, che pure sono il piú netto e il piú da ben gentiluomo che sia fra tutti gli uccelli». E seguitò: «Per l'amor di Dio, siate contenti che io alberghi con voi, acciò che io possa dire di aver trovato piú bontà negli stranieri che nei miei proprii e tra la mia gente». Si contentarono di ciò i pesci, laonde egli vi stette uno anno senza esser gravato di cosa alcuna. In capo del quale il re de' pesci, venuto il tempo di riscuoter i tributi, mandò uno de' suoi servitori all'uccelletto, faccendogli intendere il costume e chiedendogli il suo diritto. «Egli è ben dovere», disse egli, e preso il volo uscí delle acque, lasciando colui con la maggior vergogna del mondo. Infine, quante volte a questo uccelletto veniva dal re degli uccelli dimandato il tributo, egli fuggiva sotto l'acque, e quante volte esso gli era dimandato dal re dei pesci, egli tornava sopra la terra.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





Dio