Rovinò cotal città l'anno novecentodiciotto del millesimo di Maumetto, laonde tutti gli abitatori alle montagne si fuggirono, e di quindi a Marocco. La cagione fu che il popolo s'avide che i vicini Arabi erano d'accordo col capitano del re di Portogallo, che sta in Azafi, di dar la città ai cristiani. E io viddi la detta città doppo la sua rovina, le mura della quale tutte erano cadute, e le case abitate dalle cornacchie e da sí fatti uccelli. Il che fu l'anno 920.
Teculeth, città in Hea.
Questa Teculeth è una città posta nella costa d'una montagna, e fa cerca mille fuochi. Verso occidente è propinqua a Tedenest diciotto miglia, e a canto di essa passa un fiumicello, lungo il quale, cioè d'amendue le sponde, sono molti orti e giardini pieni di diversi frutti. Nella città ha molti pozzi di chiara e dolce acqua. V'è un tempio assai bello, e sonovi quattro spedali per li poveri e un altro per li religiosi. Gli abitatori di questa sono piú ricchi di quelli di Tedenest, percioché ella è vicina a un porto ch'è sopra il mare Oceano, il quale è detto Goz. Quivi vendono gran quantità di grano, perché la detta ha da lato una bella e spaziosa pianura; vendono ancora molta cera ai mercatanti portogalesi. Onde questa gente usa assai ornato vestire, e i suoi cavalli sono benissimo agiati di fornimenti.
Nel tempo che io fui in questo paese, trovavasi allora nella detta città un certo gentiluomo, il quale era come principe del consiglio loro e teneva il carico di tutto il governo, cosí cerca il dispensar dei tributi che si danno agli Arabi, come in trattar le paci e gli accordi che accadono fra i detti Arabi e il popolo della città. Costui era posseditore di molte ricchezze e ispendevale in acquistar benivolenzia, desideroso d'esser caro a tutti; faceva molte limosine porgendo aiuto col suo alle bisogne del popolo, di modo che non v'era alcuno che non l'amasse come padre.
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