Ed evvi una loggia tutta di marmo, quadra e profonda sette palme, nel cui mezzo è una colonna che sostiene un leone pur di marmo fatto assai maestrevolmente, dalla bocca del quale esce chiara e abondevole acqua che si riverscia nella loggia. E per ogni quadro della detta loggia è un leopardo di marmo bianco, con certe macchie verdi e tonde fatte dalla natura; né si truova tale marmo in altro luogo fuori che in un monte di Atlante, discosto da Marocco centocinquanta miglia. Appresso del giardino v'è certo serraglio, nel quale si rinchiudevano molte salvatiche fiere, come giraffe, elefanti, leoni, cervi e caprioli. È vero che i leoni avevano separata stanza dagli altri animali, e fin ora quel luogo è detto la stanza dei leoni.
Quelle poche adunque di vestigia che sono rimase in questa città vi possono far fede della pompa e grandezza che era ne' tempi del Mansor. Oggidí non si abita altro che 'l palazzo della famiglia e quello dei balestrieri, dove albergano ora i portinai e i mulattieri del presente signore. Tutto quello che rimane è albergo di colombi, cornacchie, civette, guffi e simili uccelli. Il giardino, da prima sí bello, è oggi ricetto delle immondizie della città; il palazzo dove era la libraria, in una parte è albergo di galline e in altra di colombi: gli armai ne' quai si solevano tenere i libri sono i nidi loro.
Fu certo questo Mansor un gran principe, percioché signoreggiava da Messa per insino a Tripoli di Barberia, che è la parte piú nobile d'Africa; e non si potea fornir questo viaggio in meno di novanta giorni, e per la larghezza in quindici.
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