Sono gli abitatori uomini salvatichi e non hanno civilità alcuna; e come veggiono un cittadino, si maravigliano sí di lui come dell'abito, nella guisa che di me fecero, che in duoi giorni che quivi stetti non si potevano render sazii di guardare e toccare la veste ch'io aveva, che era una sopravesta bianca a uso di studente, e in duoi giorni la diventò come una straccia di cucina tanti furno quelli che la volsono toccare. E un vi fu che mi sforzò a far cambio d'un suo cavallo, che poteva valer dieci scudi, per una mia spada che non valeva in Fez uno e mezzo. E questo procede percioché non vanno mercatanti in quella parte, ed essi non osano venir su le strade, perché quei luoghi sono per lo piú tenuti da uomini malvagi e assassini. Hanno abbondanza capre, di mele e d'olio di argan, e d'indi s'incomincia a trovare il detto argan.
Semede monte.
Questo monte incomincia da' confini del sopradetto, e sono separati l'uno dall'altro dal fiume Sefsaua, ed estendesi verso levante circa a venti miglia. I suoi abitatori sono vili, rozzi e poveri. Ivi si truovano molti fonti e neve tutto l'anno. Né si tiene o vero si obbedisce a ragione alcuna, se non alle volte di qualche passaggiero che paia loro che sia persona intendente. Io alloggiai una notte sul detto monte, in casa d'un religioso tra loro molto onorato, e convennemi mangiar del cibo che essi mangiano, cioè farina d'orgio temperata con acqua bollente, insieme con certa carne di becco che mostrava alla durezza di avere piú di sette anni d'età, e oltre a ciò mi convenne dormire su la nuda terra.
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Fez Sefsaua
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