Onde levatomi la mattina per tempo e pensandomi di partire, sí come quello che non sapeva l'usanza loro, mi fu fatto d'intorno cerchio da piú di cinquanta persone, le quali m'incominciarono a dir le lor questioni, non altrimenti che a giudice e terminator dei litigi. Io loro risposi che non sapeva niente de' fatti loro. Allora vennero innanzi tre gentiluomini, cioè tre dei piú riputati tra loro, de' quali uno disse: «Gentiluomo, voi forse non sapete il costume nostro: nostro costume è che niun forestiero si parta da noi per infino ch'egli non abbia molto bene ascoltate e decise le nostre cause». Né appena ebbe fornite queste parole che mi viddi esser levato il cavallo. Onde egli mi fu forza a soffrir nove amari giorni e altretante amare notti, sí per il cibo e sí per il dormire, percioché, oltre i molti intrichi, non era chi di loro sapesse scrivere una sola parola, e convennemi essere parimente e giudice e notaio. In capo di otto giorni dissero che essi mi farebbono la seguente mattina un presente onorato e nobile: per il che a me parve mille anni la notte, pensando fra me stesso di ricevere qualche buona quantità di ducati. Come apparve la luce, mi fecero sedere sotto il portico d'un loro tempio e, fatta certa orazione, incominciò ciascuno di loro a venire a me col suo presente, e baciorommi il capo. E tale fu che mi portò un gallo, tale una guscia di noce, uno due o tre treccie di cipolle e altro di aglio, e il piú nobile mi fece dono d'un becco: le qual cose, non si trovando alcun che le comprasse per non esser danari in quel monte, le lasciai al padron della casa per non volermele portar drieto.
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