Nel novecentodicennove il re di Fez mandò un suo fratello a difesa e governo della region di Duccala, il quale, giunto che vi fu appresso, ebbe nuova come il capitan di Azemur dovea venir per saccheggiar la detta città e far prigioni gli abitatori. Laonde egli subito fece ispedire due capitani con duomila cavalli, e un altro con ottocento balestrieri, in favore della città. In quel punto che queste genti arrivarono, arrivò ancora la gente portogallese, la quale, avendo aiuto da duomila Arabi, di facile la superò. I balestrieri del re di Fez, ch'erano ristretti nel mezzo del piano, furono tutti menati per fil di spada, eccetto dieci o dodici che insieme col rimanente dello esercito fuggirono ai monti. È vero che i Mori si rifecero, e tornando adietro dieron la caccia a' Portogallesi e vi amazzorono centocinquanta cavalli. Il fratello del re venne in Duccala e riscosse il tributo, e promettendo di favorirnela sempre, fu tradito dagli Arabi e costretto a tornarsi in Fez. Per il che, vedendo il popolo che la venuta del detto fratello del re aveva riscosso il tributo, e di niuno aiuto gli era stata la sua venuta, tutto impaurito lasciò la città e si ridusse ai monti di Tedle, temendo che li Portogallesi non venissino e mettessino piú grossa taglia e, non la pagando, fussino menati prigioni. Io fui in questa rotta e viddi quando furono amazzati li balestrieri, ma discosto circa un miglio, sopra una cavalla velocissima, perché allora io andava a Marocco partendomi dal campo del re di Fez, per far intender al signor di Marocco e al serif principe, per nome del re di Fessa, come il fratello del re era per giunger in Duccala e che faria provisione contra i Portogallesi.
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