Cosí esso me gli mandò con molti onorevoli presenti, i quali furono un paio di staffe addorne e lavorate alla moresca, di prezzo di venticinque ducati, e un paio di sproni bellissimi e molto ben lavorati, di valore di quindici; un paio di cordoni di seda lavorati d'oro filato, l'un paonazzo e l'altro azurro; e un libro molto bello e legato di nuovo, nel quale si trattava la vita de santi africani, e una canzona fatta in lode del detto signore.
Io mi posi in cammino con due cavalli, e quattro dí spesi nel viaggio, ne' quali una canzona composi pure in lode del detto. Come arrivai alla città, trovai il signore ch'era allora uscito del suo palazzo per andar alla caccia con bellissimo apparechio, il quale, avendo inteso della mia giunta, subito mi fece chiamar a lui. E poi ch'io l'ebbi salutato e baciatogli la mano, mi dimandò come stava il mio zio, e io rispostogli ch'egli stava bene a' servigi di sua eccellenza, mi fece assegnare alloggiamento e disse ch'io mi riposassi fino ch'ei ritornasse dalla caccia. Ritornato dunque a molta pezza di notte, mandò a dirmi ch'io andassi al suo palazzo. Il che fatto gli baciai da capo la mano, e poi ch'io l'ebbi lodato assai, gli appresentai i doni, i quali come egli vidde molto s'allegrò. Infine gli detti la canzona del mio zio: egli la fece leggere a un suo secretario, e mentre colui gli dichiarava di parte in parte le cose in quella contenute, dimostrava nella sua faccia segni di grandissima allegrezza. Fornito che fu di leggere e di espor la canzona, il signor si pose a seder per mangiare, e io non molto discosto da lui.
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