Poi che quelli della città viddero ch'essi non avevano piú speranza di fuora, subito mandarono ambasciadori per far la pace, obligandosi di pagar le spese che 'l re avea fatto e di piú diecimila ducati ogni anno, con patto che la parte de' fuorusciti potesse entrar nella città, ma non impacciarsi di reggimento o governo alcuno. Il capitano fece intender questo alla parte ch'era con esso di fuora, ed essi gli risposero: «Signore, noi conoscemo la nostra occasione; metteteci pur entro, che noi ci oblighiamo di darvi in mano centomila ducati, talora e di piú, senza usare ingiustizia alcuna e meno saccheggiar casa veruna, ma solamente faremo pagare alla parte contraria i frutti delle nostre possessioni, che s'hanno goduti per tre anni continui. Quelli noi te gli vogliamo dar di buona voglia, per tutte le spese fatte in nostro favore, i quali frutti saranno almeno trentamila ducati; dapoi ti faremo aver l'entrata della terra, ch'è circa ventimila ducati. Oltre di ciò trarremo da' giudei, per tributo d'un anno o due, fino alla somma di diecimila ducati».
Come il capitano intese questo, subito mandò a dire a quei della città «che 'l re avea promesso la sua fede a questi gentiluomini di fuora d'aiutargli in tutto quello ch'arebbe potuto, e per questo volle che 'l reggimento fusse piú tosto in mano loro che nelle vostre, per molti rispetti, e però io vi faccio intendere che, se volete rendere la città al re, non vi sarà fatto torto alcuno, ma se volete mantenere la vostra perfidia io sono sofficiente, con l'aiuto d'Iddio e la felicità del re, di farvi pagar il tutto». Il popolo, come intese questa nuova, subito venne in discordia, percioché alcuni volevano il re e alcuni volevano la guerra: in tanto la terra si levò all'arme fra loro medesimi.
| |
Iddio
|