Le spie vennero di questo al capitano, il quale subito fece scavalcare la metà della sua gente e accostarsi alla terra con i suoi balestrieri e archibugieri, e in termine di tre ore entrò dentro, senza spandere una gocciola di sangue degli uomini suoi. Perché la parte che voleva il re, ragunatasi insieme, s'accostarono ad una porta della terra ch'era murata e incominciarono a dismurarla di dentro; il capitano ancora faceva il medesimo di fuori, perché non era alcuno sulle mura che gli desse impaccio, e quei di dentro mantennero la battaglia fin che la porta fu dismurata. Il capitano, entrato dentro, alzò le bandiere del re su le mura e in mezzo della piazza, e mandò i cavalli a scorrer intorno la città, per non lasciar scampar coloro che volevano fuggire; e subito mandò un bando da parte del re di Fez, sotto pena della vita, a ciascuna persona o soldato o terrazzano che non s'impacciasse di saccheggiare o di far omicidio, e incontinente la terra s'acquetò e tutti i capi della parte contraria furono menati prigioni. Il capitano fece intender loro ch'essi sariano prigioni infin che 'l re fusse pagato interamente d'ogni spesa ch'egli avea fatto per un mese ai detti cavalli, la quale ascendea alla somma di dodicimila ducati. Cosí le mogli e i parenti dei detti prigioni pagarono la detta somma e gli liberarono.
Allora venne la parte del re, e disse ch'essi volevano esser pagati dei frutti delle loro possessioni di tre anni. Il capitano rispose ch'egli non avea a far di questa cosa niente, dicendogli che dovessero metter le loro differenze in giudicio di dottori e che gli sarebbe fatta ragione, e che costoro potevano star prigioni per quella notte.
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Fez
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