Signor capitano, non c'è fra questi poveretti persona a cui non bastasse l'animo di trovar cinquantamila ducati. Quando saranno usciti da queste catene, voi vedrete bene se vi scaccieranno. Ma voi veniste in tempo che loro non erano provisti, e cosí gli ritrovaste». Come il capitano intese il dire del procuratore subito si spaventò e, licenziata la congregazione, mostrò di voler andar a desinare, e fattosi venir innanzi a lui i detti prigioni, gli disse: «Io voglio che voi sodisfacciate i vostri avversari, overo ch'io vi menerò a Fez dove pagherete il doppio». Allora i prigioni mandarono per le loro mogli e madri e le dissero: «Cercate di rimediarvi, perché noi siamo stati infamati di aver molte ricchezze, e non avemo un'ottava parte di quello ch'è stato detto al signor capitano». Cosí in termine d'otto dí furono portati gli avversari, alla presenza del capitano, ventottomila ducati fra anella, armille e altri ornamenti di donne, perché le donne per malizia volevano mostrar di non aver altri danari che quelli. E come furono pagati i detti danari, allora il capitano disse ai prigioni: «Gentiluomini miei, io ho scritto al re di questa cosa, e mi rincresce d'avergli scritto, perché ora io non vi posso lasciar fin ch'io non abbia la risposta sua; ma voi per ogni modo sarete liberati, perché avete satisfatto ognuno: però siate di buona voglia».
Il capitano in quella notte, chiamato un suo consigliere, gli dimandò: «Come potremo noi cavar degli altri danari dalle mani di questi traditori, senza aver colpa né infamia di mancator di fede fra questo popolo?
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Fez
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