Fate ancora intender la quantità che essi vogliono pagare: forse che 'l s'inchinerà per danari». I poveri prigioni incominciarono a pregar il capitano che volesse farlo, e ch'essi erano contenti di pagar quello che piaceva al re, e a lui farebbono anco gran presenti. Costui fingeva di farlo malvolentieri, e subito dimandò loro: «Che cosa potete voi pagare al re?» Alcuno fu che offerse mille ducati, e chi cinquecento, e chi ottocento. Il capitano rispose per tal quantità non voler scriver al re: «Meglio sarà che voi andiate, e forse ch'egli farà come voi dite». Essi tanto pregarono e si raccomandarono, fin che 'l capitano gli disse: «Voi sete quarantadue gentiluomini che sete ricchissimi; se mi promettete duemila ducati per uno io scriverò al re e ho speranza di salvarvi: altrimenti io vi manderò a Fez». Essi furono contenti di trovar la quantità, ma ch'ognuno paghi secondo la sua possibilità, e il capitano a loro disse: «Fate come vi pare». Essi pigliarono termine quindici giorni, ed egli ancora finse di scriver al re.
Poi che furono passati dodici dí, il capitano finse che 'l re per amor suo era contento di perdonar loro: cosí dimostrò una falsa lettera, e fra tre dí i parenti di prigioni portarono tutta la quantità d'oro in oro, che fu ottantaquattromila ducati. Allora il capitano fece pesar il detto oro, e si maravigliò molto come in sí picciola terra si potesse truovar tanta quantità d'oro da quarantadue uomini, e subito gli liberò e scrisse allora al re da dovero tutto quello che gli era intravenuto, dimandandogli ciò che egli avea a fare.
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Fez
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