Pagina (183/1094)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Gli abitatori furono molto ricchi, percioché il lor terreno è grande e cinge da ogni lato quaranta miglia di pianura. Truovo nelle istorie che, nel tempo degli eretici, costoro avevano tanta abbondanza di grano che alle volte ve ne davano una gran soma d'un camello per un paio di scarpe. Nella venuta di Giuseppe a Temesna fu questa città distrutta come l'altre; nondimeno ora si veggono molti vestigi di lei, cioè alcune parti di mura e una certa torre, la qual era nel mezzo d'un tempio; vi si veggono ancora i giardini e i luoghi dove erano le viti, e cotai alberi vecchissimi che non fanno piú frutto. Gli Arabi di Temesna, quando essi hanno fornito d'arar i campi, pongono i lor strumenti appresso la detta torre, perché dicono ch'ivi fu sepellito un sant'uomo, e per tal cagione niun piglia lo strumento dell'altro, avendo timor dello sdegno di quel santo. Io passai per questa città infinite volte, per esser su la strada di Rabat e di Marocco.
     
     
      Adendum.
     
      Adendum è una picciola città edificata fra certi colli, vicina ad Atlante circa a quindici miglia e venticinque alla sopradetta. Quei colli sono tutti buoni per seminarvi grano. Accanto le mura di questa città ne nasce un gran capo d'acqua perfettissima; d'intorno sono molte palme, ma picciole, che non fanno frutto. E la detta acqua passa fra certi rupi e valli, le quali si dicono esser state minere di donde si cavava molto ferro; il che assai ben si conosce, percioché quei luoghi hanno color di ferro, e comprendesi ancora in parte nel sapor dell'acqua.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





Giuseppe Temesna Arabi Temesna Rabat Marocco Atlante