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      E ciò avenne perché, non aspettando il popolo soccorso dal re di Marocco, diedero la città a uno dei re di Marin, ma in quel medesimo tempo essendo sopravenuto un capitano del re di Marocco in loro difesa, esso si ribellò contra il signor ch'era dentro, di maniera che gli convenne fuggirsi. D'indi a molti mesi venne il re della casa di Marin in persona con grande esercito, il quale, andandosene verso Marocco, tenne il cammino a quella città. Onde il capitano subito si fuggí, e la città fu costretta di rendersi a discrezion del re, che poscia sacheggiò e ammazzò tutto quel popolo. E da quel tempo fino a questo non fu mai piú riabitata, ma ancora ci sono le mura della città e le torri dei tempii. Io la viddi nel tempo che 'l re di Fez si pacificò col suo cugino, e vennero a Thagia per giurar sopra il sepolcro d'un lor santo, il cui nome è Seudi Buhaza. Fu l'anno novecentoventi.
     
     
      Thagia, città di Temesna.
     
      Thagia è una certa picciola città, edificata anticamente dagli Africani fra certi monti di quelli di Atlante. È molto fredda e i suoi terreni sono magri e aspri; d'intorno alla città sono mirabilissimi boschi, luoghi de rabbiosi leoni. Nasce in questo paese poca quantità di grano, ma è copiosissimo di mele e di capre. La città è priva d'ogni civiltà, e le case sono mal fatte e senza calcina. È in lei un sepolcro di certo santo, il qual fu al tempo di Habdul Mumen pontefice, e dicesi quel santo aver fatto molti miracoli contra ai leoni, e che egli fu mirabile indovino, in tanto che si trovò chi scrisse la sua vita molto diligentemente, e questo fu un dottore detto Ettedle, qual narra tutti i miracoli uno per uno.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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