E si fa il mercato fuori della città appresso le mura ogni lunedí, nel quale si truova grandissima quantità degli Arabi vicini allo stato della città, i quali vi menano buoi, castrati e altre bestie, vi portano butiro e lana, e il tutto si vende per vilissimo prezzo. A questa età il re ha dato la detta città al principe per parte del suo stato, e stimasi che tra lei e il suo contado si cavi tanto di frutto quanto d'un terzo di tutto il regno di Fez.
Ma la città ebbe di grandissimi disagi per le guerre passate, le quali furono fra i signori di quelle regioni, e in ciascuna guerra peggiorò trenta o quarantamila ducati, e molte volte fu assediata sei e sette anni per volta. Nel mio tempo, quando il presente re di Fez fu creato re, un suo fratel cugino gli si ribellò contra, e aveva il favor del popolo. Onde il re vi venne con l'esercito e tenne l'assedio alla città circa a duoi mesi, né volendosi render i cittadini, guastò tutte le loro possessioni. Fu allora il peggioramento di venticinquemila ducati: pensate che danno fu quando stette assediata cinque, sei e sette anni. In fine una parte amica del re aperse una porta e, sostenendo gagliardamente l'impeto degli aderenti al ribello, diede adito al re di poterci entrare: cosí fu la città riavuta, ed esso menato in prigione a Fez; ma dipoi si fuggí.
Insomma questa città è bella, fertile, ben murata e molto forte. Le sue strade sono larghe e allegre, e ha una perfettissima acqua, che vien per uno acquedutto il quale è fuori della città lontano circa a tre miglia, ed esso la comparte fra la rocca e i tempii e i collegii e le stufe.
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