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      In queste osterie si riparano ancora le povere vedove della città, le quali non hanno né tetto né parente che gliene presti. A queste s'assegna una stanza, cioè ciascuna ha la sua camera, e in tal ve ne albergano due; esse poi si pigliano cura del letto e della cucina.
      E per darvi alcuna informazion di questi ostieri, essi son d'una certa generazione che s'appella elcheua, e vanno vestiti d'abiti feminili e ornano le lor persone a guisa di femine: si radono la barba e s'ingegnano d'imitarle per insino nella favella. Che dico favella? Filano anco. Ciascuno di questi infami uomini si tiene un concubino, e usa con esso lui non altrimenti che la moglie usi col marito. Eziandio tengono delle femine, le quai serbano i costumi che serbano le meretrici nei chiassi dell'Europa. Hanno costoro autorità di comperar e vender vino senza che i ministri della corte diano loro fastidio, e in dette osterie vi praticano di continovo tutti gli uomini di pessima vita, chi per imbriacarsi, chi per sfogar la sua libidine con le femine da prezzo, e chi per quell'altre vie illecite e vituperevoli, per esser sicuri dalla corte, de' quali è il tacer piú bello. Questi sí fatti ostieri hanno un consolo, e pagano certo tributo al castellano e governator della città. Oltre a questo sono obligati, quando egli accade, di dar all'esercito del re o dei principi una gran quantità della lor brigata per far la cucina ai soldati, percioché pochi altri sono in tal mestiero sufficienti.
      Io certamente, se la legge alla quale è astretto l'istorico non m'avesse sospinto a dir la verità, volentieri arei trapassata questa parte con silenzio, per tacere il biasimo della città nella qual sono allevato e cresciuto.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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