La maggior parte eziandio di questi mulini è dei tempii e di collegi, talmente che pochi ve ne sono dei cittadini. E la pigione è grande, cioè due ducati per mola.
Artigiani diversi, botteghe e piazze.
Le arti in questa città sono separate l'una dall'altra, e le piú nobili sono nel circuito e vicinanza del maggior tempio, come i notai, e di questi sono quasi ottanta botteghe, una parte delle quali è congiunta col muro del tempio, l'altra è al dirimpetto, e per ciascuna bottega sono due notai. Piú oltra verso ponente sono circa a trenta botteghe di librari, e verso mezzogiorno stanno i mercatanti delle scarpe, che sono circa a centocinquanta botteghe. Questi sogliono comperar le scarpe e i borzacchini dai calzolai in molta quantità, e gli vendono a minuto. Poco piú oltre di questo sono i calzolai che fanno le scarpe per li fanciulli, e di loro possono esser cinquanta botteghe. Dalla parte di levante, cioè dal tempio, hanno luogo quegli che vendono lavori di rame e di ottone. E dirimpetto la porta maggiore, verso il lato di ponente, sono li tricconi, cioè quelli che vendono le frutte, che fanno circa a cinquanta altre botteghe. Doppo questi sono i venditori delle cere, i quali fanno i piú bei lavori che io giamai vedessi a' miei giorni. Poi sono i merciai, ma di essi v'han poche botteghe. Dipoi i venditori di fiori, i quali eziandio vendono cedri e limoni, e a chi vede quei fiori, per la diversità loro, par vedere a mezzo aprile tutti i piú vaghi e fioriti prati che siano in molti paesi, overo un quadro dipinto di diversi colori: e sono circa a venti botteghe, percioché quelli che usano a ber vino vogliono aver sempre dei fiori nelle loro compagnie.
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