Appresso a questi sono certi venditori di latte, i quali tengono le botteghe fornite di vasi di maiolica, e usano di comperare il latte da alcuni vaccari, che tengono le vacche per cotal mercatanzia. E ciascuna mattina questi vaccari mandano il latte in certi vasi di legno cinti di ferro, molto stretti dalla bocca e larghi dal fondo, e lo vendono sotto alle dette botteghe; e quello che avanza la sera o la mattina è comperato da quei botteghieri, e ne fanno butiro, e parte lasciano diventar agro, liquido o congelato, e lo vendono al popolo. E credo che nella città si venda ogni giorno venticinque botte di latte, infra agro e fresco. Oltra quei del latte sono quegli che vendono il bambagio, e giungono a trenta botteghe. Verso tramontana sono i mercatanti del canapo: questi vendono le funi, i capestri dei cavalli, lo spago e alcune cordicelle. Oltre a questi sono quelli che fanno i cinti di cuoio, le pantofole, e alcuni capestri da cavallo pur di cuoio, lavorati di seta. Piú oltre sono i guainari, i quali fanno guaine di spade e di coltelli, e fanno i pettorini dei cavalli. Doppo loro i venditori del sale e del gesso, qual comprano in grosso e lo vendono alla minuta. Poi quei che vendono i vasi, i quali sono belli e di perfetto colore, ma qual d'un color solo e qual di due, e v'ha circa a cento botteghe. Poi sono quelli che vendono i morsi, le briglie de' cavalli, le cinte, le selle e le staffe, e sono circa a ottanta botteghe.
Poi v'è il luogo dei facchini, che sono circa a trecento, e hanno questi un loro consule, o diciamo capo, il quale sortisce ogni settimana quelli i quali hanno a lavorar e servir alle occorrenzie di chi gli vuole in tutta la detta settimana.
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