Sonvi quaranta botteghe, percioché ogni cittadino ve ne tiene gran numero per ingrassare, e per cagion di nettezza non le lasciano andar per le stanze, ma tengonle in queste gabbie. Piú oltre sono i saponari: questi vendono il sapone liquido, e sono poche botteghe insieme, perché le sono separate per le contrade. E il detto sapone non si fa nella città ma nei monti vicini, e i montanari e mulattieri ve gli portano e vendongli a' padroni di queste botteghe. Piú oltre sono quegli che vendono la farina, ma di loro eziandio sono poche botteghe insieme, perché ve ne sono per tutte le contrade. Piú oltre sono quelli che vendono il grano e i legumi per seminare: ve ne vendono bene per lo cibo, ma picciola quantità, e niun cittadino vende il suo. In questa piazza sono i portatori del detto grano in gran copia, e hanno muli e cavalli con li bastili. Portano di consueto un ruglio e mezzo su una bestia, ma in tre sacchi l'un sopra l'altro, e sono tenuti a misurar detto grano. Poi sono quelli che vendono la paglia, e sono a circa dieci botteghe.
Poi è la piazza dove si vende il filato e il lino, e dove si pettina detto lino. È questa piazza fatta a modo d'una gran casa, e d'intorno vi sono quattro loggie, in una delle quali siedono i mercatanti delle tele e certi ministri che pesano il detto filato; nell'altre due stanno le donne che vendono esso filato, e ivi se ne truova in gran quantità. Questo ancora si vende per gl'incantatori che a torno lo portano; e si comincia usar questo mercato da mezzogiorno e dura fino al vespro, dove se ne vende in grandissima quantità. Nel mezzo della detta piazza sono piantati molti piè di moro, per ombrarne il luogo.
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