Sonvi seicento capi di acqua, cioè fonti naturali, i quali sono cinti di muri e di porte che si tengono serrate, perché ciascuno si divide in molte parti e ciascuna ne va sotto terra, passando per canali alle case, ai tempii e ai collegii e all'osterie. E quest'acqua è molto piú in pregio che quella del fiume, percioché alle volte manca, massimamente nella state. A questo s'aggiugne che, volendosi nettare i canali, è di bisogno che 'l corso del fiume si faccia passar di fuori della città; onde tutti si sogliono accommodar dell'acqua dei detti fonti. E se bene i gentiluomini la state hanno nelle case loro acqua del fiume, nondimeno ve ne fanno recar di quella dei fonti, per esser ella e piú fresca e piú dolce; ma nel verno fanno il contrario. E questi fonti sono per la maggior parte dal lato di ponente e di mezzogiorno, percioché la parte che risponde verso tramontana è tutta montagna, che si dimanda tevertino, e ivi sono certe fosse grandi e profonde; nelle quali si serba il grano per molti anni: e tale ve né che piú di dugento moggia ne cape. E gli abitatori di quel luogo, che sono uomini di volgo, vivono dell'utile che essi cavano della pigione delle dette, ch'è un moggio per ogni cento in capo dell'anno.
Nella parte di mezzogiorno, la quale è quasi la metà disabitata, sono molti giardini ripieni di buonissimi e diversi frutti, sí come sono melangoli, limoni, cedri, e altri fiori gentili, fra' quali sono gelsomini, rose damaschine e ginestro, recato quivi di Europa e a' Mori molto caro.
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Europa Mori
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