Il pagamento ordinario sono due ducati per cento, ma delle corniole, che vi se ne portano molte, pagasi il quarto di tutto il prezzo; delle legna, del grano, dei buoi e delle galline niuna cosa si paga. Né alla porta si suol pagar gabella dei castroni che vi conducono, ma al macello due baiocchi per castrone e uno al governatore, ch'è il capo dei consuli, il quale tiene una corte di dodici sbirri e cavalca spesse fiate d'intorno la città per vedere il pane, e prova li pesi dei beccai e le cose che per lei si vendono, e fa pesare il pane, e se non vi truova il debito peso lo fa spezzare in molti pezzi, e dà a colui che lo vende tante pugne sul collo che lo lascia tutto gonfio e pesto. Similmente, se truova il pane piú leggiero, lo fa frustare publicamente per la città. Questo ufficio concede il re a' gentiluomini che gliel dimandano, ma ne' tempi adietro si soleva dar solamente a uomini dotti e di buonissima fama. Al presente i signori lo danno a uomini privati e ignoranti.
Gli abitatori della città, cioè i nobili, sono uomini veramente civili, e vestono il verno di panni di lana forestieri. L'abito è un saione sopra la camicia, con mezze maniche e molto strette, sopra il quale portano alcune robbe larghe e cucite dinanzi, e sopra quelle i loro barnussi. In testa usano semplici berrette, come alcune che si portano in Italia di notte, ma senza orecchie, e sopra quelle pongono certe tele aggroppate con due involgiture sul capo e intorno la barba; né sogliono portar calze né mezze calze, ma o brache o braghese di tela, eccetto il verno che, volendo cavalcar, si calzano i borzacchini.
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